Monitoraggio Gas Radon

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Monitoraggio Gas Radon

La Four Safety, grazie alla collaborazione con esperti del settore, effettua il monitoraggio del Gas Radon (L.R. 03 novembre 2016 n. 30 – Norme in materia di riduzione dalle esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas radon in ambiente confinato”, così come modificata dall’art. 25 dalla Legge Regionale 36/2017 del 09/08/2017.

Il radon è un gas radioattivo estremamente pericoloso per la salute umana, una prolungata esposizione e inalazione del gas radon è dannosa per la salute.

 

Il principale fattore di rischio del radon è dato dal fatto che accumulandosi all’interno degli ambienti chiusi, abitativi o lavorativi, diventa una probabile causa di tumore al polmone.

 

Il radon si genera spontaneamente dal sottosuolo e dalle rocce, e si accumula nei luoghi chiusi, mentre si disperde poi nell’atmosfera una volta giunto a contatto con l’aria.

 

Inodore, incolore e insapore, il gas radon è una delle sostanze più difficili da percepire o quantificare: per questo, pur essendo un gas di origine naturale, può essere molto pericoloso se non tenuto sotto controllo con dovute precauzioni.

Strumenti utilizzati

Il monitoraggio del gas radon viene effettuato attraverso il posizionamento di dosimetri. Questi strumenti sono costituiti da un materiale plastico in grado di evidenziare le radiazioni α rilasciate dal decadimento del radon

Decreto 101/2020

In Italia, il nuovo decreto n.101/2020 impone il monitoraggio del gas radon nei luoghi di lavoro. Il livello massimo di riferimento, espresso in termini di valore medio annuo di concentrazione dell’attività del radon nell’aria, è fissato in 300 Bq/m³ nei luoghi di lavoro.

Dispositivi portatili specifici

Il monitoraggio del gas radon può essere effettuato anche con dispositivi portatili specifici per questo gas, che possono essere facilmente installati negli ambienti da monitorare e registrano il valore istantaneo o nel tempo della concentrazione.

Dosimetri passivi

La misura del gas radon deve essere effettuata con dosimetri passivi a tracce nucleari e deve essere elaborato un piano di campionamento che stabilisca quanti punti di misura sono descrittivi dei locali e dove posizionarli.

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Monitoraggio-Gas-Radon-FAQ

Il radon è un gas nobile chimicamente inerte, naturalmente radioattivo, incolore e inodore presente nell’ambiente in cui viviamo. Proviene per esalazione dal terreno e dai materiali solidi e di conseguenza lo si trova diluito in aria e nell’acqua.

Sì, il radon è considerato il contaminante radioattivo naturale più pericoloso, in particolare negli ambienti chiusi. A livello mondiale si stima che sia responsabile di quasi il 50 per cento dell’esposizione media della popolazione alle sorgenti naturali di radiazione.
L’inquinamento da radon è di origine naturale. Il livello di radon è legato alla presenza di minerali radioattivi naturali nella crosta terrestre, da cui questo gas è originato per decadimento nucleare.
I figli del radon sono gli elementi prodotti dal decadimento radioattivo del radon (specificatamente del suo isotopo Rn-222), la sua progenie. Solo i primi quattro figli nella catena di decadimento hanno vita breve ed è di loro che normalmente si parla, in quanto i successivi hanno molta minor rilevanza dal punto di vista sanitario.
Il radon si trova principalmente nei locali a diretto contatto con il suolo, come cantine, scantinati, taverne e garage, perché il terreno è la fonte principale in cui questo gas abita. Tuttavia, ha la possibilità di irradiarsi anche negli ambienti dei piani più alti.

La normativa vigente in materia di sorveglianza sanitaria nei luoghi di lavoro è il Decreto Legislativo 81/08. Questo decreto stabilisce gli obblighi e le responsabilità dei soggetti coinvolti nella sorveglianza sanitaria e prevede le conseguenze per il datore di lavoro che non rispetta gli obblighi previsti dalla legge.

La prima prevenzione per combattere questo gas è la costante areazione dei locali nei quali è riconosciuta la sua presenza. Gli effetti più dannosi del radon non sono dovuti al radon in sé, bensì dai suoi “prodotti di decadimento”, cioè ad altri elementi radioattivi non gassosi generati dal radon che, attaccandosi al particolato atmosferico presente in ogni ambiente, entrano facilmente in profondità nell’apparato respiratorio irraggiando in particolare le cellule dei bronchi.

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